Me in Edimburgh

Me in Edimburgh

lunedì 30 giugno 2014

25/08/08 - Giorno 11

Siamo con l'animo proiettato alla partenza, perlomeno io. Alby è molto triste, vorrebbe stare ancora; io invece, come sempre, arrivato agli ultimi giorni non vedo l'ora di tornare a casa, vorrei il teletrasporto. Comunque gestiamo la giornata in modo abbastanza separato. Alberto fa un giro per Asakusa alla ricerca di scuole: nè trova tre, di cui una elementare con piscina all'aperto.
Io faccio un giro fuori dal tempio per vedere semplicemente il movimento della gente: ragazzi che si danno appuntamento lì, giude che cercano di formare gruppi per far loro visitare il tempio (a pagamento ovviamente), un nonno che porta il nipote a visitare il tempio, (un bambino dolcissimo, quando i nostri sguardi si incrociano io sorrido e lui mi stampa in faccia un sorriso a 40 denti), i ragazzi che portano i risciò che cercano clienti, intere famiglie che fanno foto e si inoltrano nella strada dei souvenir, una "bella" baraonda. M'infilo in metro e vado a Shibuya. Ho deciso per un'immersione nella musica prima della partenza: HMV arrivo! Breve  giro al piano Japan e lunga sosta al piano rock & pop. Sento nell'aria un pezzo molto tosto, vado al banco cassa e vedo il cd di un gruppo: "Valencia". Giro alla ricerca di una postazione dl'ascolto di sto disco... e la trovo: il pezzo si chiama "head in hands" ed è trooooppo tosto.

Mi esalto un po' ed ascolto qualche altro brano, per brevi istanti penso anche di comprarlo ma sicuramente lo scaricherò. Poi sento un altro gruppo, tali "Addison Road": carini dascaricare tutto il disco, un passaggio veloce su "do me more" della Amuro, ed un passaggio per il cd dei Jonas Brothers (brutto). Poi mi vedo con Alby per il pranzo. Mangiamo in un Lotteria (se vi piace mangiare nei fast food ve lo consiglio, io fan sfegatato del Mac  Donald, in Giappone ho preferito questo). Dopo pranzo sono costretto a recarmi a Niombashi per restituire il cell.noleggiato: tutto tranquillo, nessun intoppo, duemila ringraziamenti del giovanotto che ritira il cell. Torniamo a Shibuya e ci dividiamo di nuovo. Io faccio due passi nonostante la pioggia e poi mi dirigo alla Tower Record. Ricordate bene: la Tower record ha tantissime postazioni per l'ascolto di roba nuova, vecchia e vecchissima (anche cd dei Beatles erano ascoltabili), ma per DVD movie e TV drama è poco fornita. In compenso ha un discreto assortimento di cd dei musical: su tutti troneggia Wicked in giapponese (no no, tranquilli, non l'ho comprato, sono fissato ma non fino a sto punto), c'è il cd del Broadway cast di Spring Awakening... vuoi vedere che... siiiii!!! C'è!!! Il doppio cd di "in the Heights" quanto quanto sta?3150 yen: il mio cervello lavora in fretta... 18 euro. Eureka, è mio, deve essere mio, che fortuna, che culo!!! Lo compro di corsa e scopro che il talloncino che ti fanno vedere ogni tanto alla cassa è per raccolta punti per sconti; che bello, soprattutto saperlo l'ultimo giorno, che cretino io a non averlo chiesto prima... vabbè sarà per la prossima volta.
Faccio un giro tra i TV drama e resto ancora una volta sorpreso per la mancanza di cofanetti di "Lost". Ma non c'è in Giappone? Non è arrivato (non è possibile), non ha avuto successo (strano)? Un mistero! Indagherò su Internet. Mi rivedo con Alberto e torniamo verso Asakusa per cenare in un localino tipico giapponese, vicino all'albergo (la zona è Nishi-Asakusa). Il locale si chiama "Sometaro" ed è specializzato in okonomyaki: si! di nuovo okonomyaki, ma stavolta  li facciamo noi.





Precisiamo che nel locale giappo bisogna togliersi le scarpe, altrimenti non si entra. La tizia prende le ordinazioni e ci porta gli impasti. Prima differenza rispetto al locale di Shibuya: non usano l'olio usano la sugna... alla faccia della leggerezza. Seconda differenza: Taibi aveva fatto soffriggere prima gli ingredienti da cuocere, tipo la carne cruda o i gamberi crudi. Qui la tizia ci invita ad "ammiscare" tutto insieme e poi a buttarlo sulla piastra dopo che la "nzogna" si è sciolta. Obbediamo e buttiamo l'intruglio amalgamato sulla piastra. Aspettiamo i 4 minuti di cocimento del lato di sotto con ansia: si avvicina il momento di "capotare" l'okonomyaki. Ecco, ci siamo, vado prima io...ed il risultato è eccellente, non ci posso credere! Ma si, è facilissimo, tutta una questione di tecnica... meno male che mi ricordavo come aveva fatto Taibi.
Ora ecco Alberto...e su... perfetto! Ora dobbiamo solo  spennellare con la salsa e se magna.
Cavolo quanto riempiono sti cosi, sono una bomba ipercalorica. Siamo un po' tristi per la fine di questa esperienza ma possiamo dire di aver "pariato". sosta obbligatoria al Seven/Eleven per piccolo rifocillamento di schifezze varie (ho trovato le halls mentoliptus all'uva) e dritti in albergo per fare i bagagli.

24/08/08 - Giorno 10

Il maltempo imperversa ma non ci impedisce di muoverci. Come negli ultimi tre giorni, anche oggi ci da tregua fino alle 112.30 e poi parte...
La mattina la passiamo ad Asakusa, al tempio, tra foto e souvenirs
(mi sono svegliato apposta più presto per poter vedere e comprare senza fretta) mi sa che però ho perso un po' il controllo... vabbè vuol dire che farò un sacco di regali (cacchio!). In compenso non sono riuscito a comprare il cappello che hanno un sacco di ragazzi giapponesi per il prezzo, da 2000 a 3150 yen, e soprattutto perchè mi sta veramente male (sigh).
Dopo il giro souvenirs ci avviamo di nuovo ad Harajuku sperando in maggior fortuna del giorno prima. Macchè, il tempo è proprio uno schifo, entriamo in metro a Tawaramaki che è nuvoloso ma non piove, arriviamo ad Harajuku e, pare una maledizione, piove! In compenso scopriamo che il festival è anche oggi e si articola in un sacco di zone di Harajuku: una parte si svolge in strada, con le esibizioni che vanno sulla Omotesando Dori, una dietro l'altra; una parte sul parco vicino al ponte dei costplay (che anche oggi sono messi in secondo piano dal festival);

poi c'è tutta una zona dietro il parco con altre due postazioni per le esibizioni, purtroppo per i gruppi sono tutte all'aperto. In compenso pensiamo di aver capito effettivamente che rappresentano i vari gruppi: scuole di danza, ce n'è addirittura una con la bandiera e la scritta del Ghana con ragazze di colore, pensiamo siano ovviamente ghanesi, e ragazzi giapponesi, esisterà una comunità ghanese in Giappone, boh? Facciamo un giro anche nel parco Yoyogi, che è veramente bello e suggestivo, anche con la pioggia, anche se probabilmente col sole sarebbe stato meraviglioso e ci avrebbe consentito di fare qualche foto. Alby ha la sua piccola disavventura della giornata: trova a terra una scheda di quelle che vanno nelle macchine fotografiche digitali: cacchio,mi immagino l'animo del tizio che l'ha persa! Ricordando la disavventura di ieri ed il dramma che avremmo avuto se avessimo perso quelle foto, cerchiamo il modo più opportuno per aiutare lo sventurato o la sventurata che ha perso la scheda. Cerchiamo l'hoban più vicino (postazione della polizia di quartiere) ed Alby consegna la scheda spiegando dove l'ha trovata. Speriamo sia servito a qualcosa: in compenso mentre uscivamo alla stazione di Harajuku mi è capitata una delle cose più strane di sta vacanza: mi metto in posa per una foto sotto le lattine "black" gigantesche e si avvicina un giappo di mezza età che si fa la foto con me! E poi mi ringrazia! Resto di stucco, è un barbatrucco!
Alby asserisce che così la foto è più interessante... senza parole. L'acquazzone è talmente forte che decidiamo di fare una capatina in albergo a cambiarci e poi ci avviamo in un posto a caso per cena.... Su tutti in coro: Shibuja!!!
Stasera siamo in vena di udon (in realtà io ho voglia di udon da tre giorni, voglia fino ad ora insoddisfatta). All'uscita della Shibuya Station troviamo un trio che, sotto la parte coperta  (mica scemi) suona live: cantante chitarrista elettrico, chitarrista acustico e cori, batterista che però lì suona uno strumento che sembra chiamarsi "cho": uno strumento a percussione che fa un suono diverso a seconda della superficie che tocchi; tutti vestiti con camicia e pantaloni neri e cravatta rossa, decisamente carini... Ma la fame urge. Troviamo un locale dove fanno gli udon con il distributore automatico di ordinazione, troppo comodo anche se stavolta molte cose ci sono escluse perché non hanno nome in lingua occidentale o foto. Il mio udon è eccelso ma ad Alby va meno bene, il suo ha troppa verdura. Proviamo a fare una passeggiata ma è un nubifragio e mentre torniamo verso la metro il terzetto live sta ancora suonando dopo una pausa "cibo"; sentiamo qualche altro pezzo e per la fedeltà ci regalano il loro cd autoproduttissimo, si chiamano Clutcho.
Non vedo l'ora di tornare al mio pc per sentirlo. Al ritorno becchiamo un gruppo di italiani alla metro di Tawaramaki e partecipiamo alle risate generali per la caduta di una di loro, che per la definizione di uno del gruppo, è caduta "come Cristo in croce". Sosta al Seven/Eleven per acquisto di: latte col caffè per la colazione di domattina, panino al melone per la sperimentazione di Albye biscotti al cioccolato per il mio bisogno d'affetto. La giornata può anche finire.

domenica 29 giugno 2014

23/08/08 - Giorno 9

Giornata funestata dal maltempo (e dal mio mal de panza). Obiettivo della giornata (è sabato): Harajuku. Giunti alla zona (il tempo è coperto ma non ha ancora deciso di pisciarci in testa) ci blocchiamo davanti al ad un Festival...
Non abbiamo capito bene se si tratta di gruppi di quartiere, zone, fermate della metro, famiglie, gruppi etnici etc.etc. ma sono spettacolari. Su musiche originali e non (supponiamo anche tradizionali) ma decisamente in chiave pop, danzano cantano e sbandierano con un sincronismo da far paura. Il coinvolgimento del pubblico non è il massimo (anche ieri a teatro se è per questo), i giapponesi in certi contesti sembrano un po' freddini.
Dopo essere stati rapiti da balli e canti per almeno un'ora, veniamo "beccati" dalla pioggerellina d'Agosto e dalla fame di Alberto. Sosta per pranzo in un "Lotteria": ebbene si! Esiste una catena simil-Mac che si chiama "Lotteria" e si mangia anche piuttosto bene, a dire il vero. Partiamo quindi alla scoperta della zona, molto vicina a Shibuja e si vede: molto pop-rock, zona molto incentrata sull'abbigliamento.
C'è la zona "in", con i palazzi (badate bene, palazzi non negozi) di Gucci, Armani, Fendi, Prada etc. Poi c'è la Harajuku street con i negozi per il gusto di "noi" giovani (mi ci metto pure io), anche per portafogli più contenuti. Un malato di moda in questi posti ci può perdere la testa. Trovi capi dai colori o abbinamenti assurdi a prezzi moooolto buoni, sembra che i giovani giapponesi tengano particolarmente a personalizzare i capi di abbigliamento con pelle, borchie, strappi etc. etc. Entriamo nel Kiddyland, palazzo di giocattoli di tutti i tipi, un po' come lo store a Shimbashi. Trovo un pensierino per Alfredo ma soprattutto la tazza del maiale di Yattaman (sta diventando una fissazione). Poi visitiamo "L'Orient Bazaar" store, rinomato per l'acquisto di souvenir, da pochi yen fino a cifre astronomiche (se vuoi  ti vendono anche le armature giapponesi del '600). Prendo delle cartoline ed una fascia di quelle per "motivare" chi la indossa: chi ha visto un manga oppure un cartone animato giapponese, ha visto queste fasce che si legano in testa per prepararsi ad un esame, per un combattimento, prima di un impegno importante etc. Io ne ho comprata una a Carmine con la scritta che vuol dire "kamikaze" (a buon intenditor poche parole), Alby una a Faby per la buona riuscita degli esami (rideremo). Poi ha preso delle semplici e belle stampe per due novelli genitori, nostri amici, coni simboli di "mamma" e "papà" e vari altri souvenir. Poi ci siamo recai presso il "Daiso": dopo l'inizio della crisi economica in Japan sono sorti un sacco di negozi che vendono tutti articoli (o quasi tutti) a 100 yen l'uno. Questo che è ad Harajuku è a 4 piani e c'è di tutto per la casa, dal cibo ai cosmetici, alle bacchette, alle zucche di Halloween. Purtroppo il Daiso in questione diventa oggetto di una nostra breve disavventura.
Dopo aver comprato qualche cianfrusaglia ed avviatici ancora per Harajuku street, all'imprvviso Alby si rende conto di non aver più la macchina fotografica. L'ha lasciata al Daiso quando, per maggiore sicurezza nel trasporto, ha accuratamente incartato una delle cose che ha comprato. Oh lutto profondo!!!
Oltre al peccato per la macchina fotografica bellissima, ultramoderna e praticamente nuova, comprata appositamente prima del viaggio, ci sono tutte le foto fatte fino ad ora, perdute irrimediabilmente. Questi i nostri pensieri mentre corriamo indietro verso il Daiso, sperando nel miracolo. Mi viene purtroppo in mente il film già visto delle foto di Londra, mentre sento Alberto dietro di me che continua a riempirsi di "complimenti" (idiota e  coglione tra i più lusinghieri). Ancora una volta avevamo sottovalutato la correttezza e la precisione dei giapponesi (in realtà un po' ci speravamo): arriviamo al Daiso ed Alby chiede alla cassiera se hanno trovato una macchina fotografica... Ovviamente si!!! Accompagnano Alberto in una sala delle cose "lost & found",  gli ridanno la macchina fotografica e gli chiedono cortesemente di controllarla. Incredibili!
Decisamente risollevati di spirito per il lieto fine, ma contemporaneamente sotto un acquazzone torrenziale decidiamo giocoforza di rientrare ad Asakusa... complice anche il mio mal di stomaco. Breve pausa in albergo, cena  in un locale vicino, specializzato in tonkatsu, dove il proprietario ci offre doppia razione d'insalata per farci provare la salsa di sesamo: in pratica mi mangio l'insalata d'accompagnamento al katsudon, affogandola nello schizzo di maionese che la cameriera mi porta. Mentre la finisco il proprietario mi vede e mi spiega in inglese, più o meno, che ci va sopa  la salsa di sesamo, che mi indica e che è "wonderful" a suo dire. Vedendo che però non posso provarla mi fa portare altra insalata, così ci metto sopra la salsa di sesamo, risultato: una schifo! Me la mangio tutta sorridendo perché il proprietario mi continua a guardare mentre la mangio (che culo!). E' stato comunque molto carino. La serata finisce con chiacchierata sull'amicizia con Alby, iniziata male (con il sottoscritto altamente a disagio e "sofferente") e finita discretamente, a parlare di Caludio, Enzo, Angela e cavoli vari (meno male). C'è comunque grande necessità di un chiarimento al nostro ritorno, anche di un chiarimento totale; spero di averne il coraggio, ma all'amicizia di Alby  ci tengo... e devo!!!

martedì 17 giugno 2014

22/08/08 - Giorno 8

Giornata piena di momenti intensi, a tratti mistici. Si inizia con una visita all’Edo-Tokyo Museum, museo dedicato alla storia della città, dalla antica Edo fino ai giorni nostri. La struttura esterna è modernissima e fa decisamente contrasto con l’interno, in cui si respira un’aria d’altri tempi (really!!) il museo è bellissimo, peccato che non tutto abbia le doppie scritte in giapponese ed in inglese.



Comunque è talmente vasto che per vedere e leggere tutto non basta un giorno intero: infatti ad un certo punto abbiamo iniziato a vedere alcune zone molto velocemente, più “ncoppa ncoppa” perché dovevamo correre a Shinbashi per il secondo momento intenso della giornata: alle 18.30 Wicked in giapponese!
Ragazzi mi sono emozionato tantissimo all’inizio dello spettacolo….. ma ricominciamo daccapo. Il Dentsu Shiki Theatre è in un grattacielo di negozi e, cosa più interessante, la musica nei corridoi tra un negozio e l’altro è quella del CD di Wicked in giapponese. Mi spiego meglio: nei singoli negozi hanno la loro musica totalmente indipendente ma nei corridoi, nelle zone di passaggio, perfino nei bagni c’è la filodiffusione con la musica di Wicked. Miticooooo!    Giungiamo al teatro dopo qualche difficoltà a raggiungere il piano, qualche volta sti centri commerciali nei grattacieli sono peggio dei  labirinti. Aspettiamo qualche minuto che aprano l’accesso al teatro facendo qualche foto di rito, e poi… si entra. Il palco è uguale alla normale scenografia che conosco tranne un particolare: è tutto un po’ più in basso, probabilmente per motivi di visibilità, gli stalls sono molto lunghi e se l’altezza fosse quella normale probabilmente le ultime file non vedrebbero un terzo dello spettacolo. Parte lo show e parte l’emozione, soprattutto quando appare la sagoma di Elphaba sul fondo, all’apertura del sipario. Lo spettacolo in se e per se è carino, l’ensemble decisamente all’altezza (e poi sono proprio tanti) brava Glinda, bravo Fyero, un po’ meno la tipa che fa Elphaba, con un paio di felle (dicesi stecche) su “the wizard and I” e su, ahimè, “defying gravity”; in compenso una superba “no good deed”,con un urlo su “I’m wicked” che definire demoniaco è poco. Altro piccolo neo: l’orchestra che pompa poco, vuoi anche per il volume della batteria decisamente basso. Impressione definitiva comunque molto buona, con sempre una certa commozione anche se questa volta i testi erano in giappo. Alby fa due chiacchiere con un ragazzo americano seduto accanto a lui che  era venuto a vedere Wicked per la prima volta: a Tokyo??? Non è possibile!!! Con 3000 produzioni negli States, sto tipo per la prima volta lo viene a vedere a Tokyo?! Da pazzi!! Per cena ci avventuriamo a Shibuya – come al solito – e ci infiliamo in un localino valutandolo in base ai piatti ed ai prezzi esposti all'esterno: non ci saremmo mai aspettati di avere il terzo momento di grande intensità della giornata, un momento a dir poco mistico! Entriamo e scopriamo che quello scelto è un locale di Okonomyaki!!!! Absolutely fantastic! Praticamente il tavolino al centro ha la piastra incandescente con la fiamma sotto. Ordiniamo due okonomyaki e preghiamo che qualcuno ci aiuti a farli ed a non fare guai o figure di merda. La tizia che ci porta le coca cola ci dice di chiamare lei per l’ordinazione e parla perfettamente l’inglese, questo ci tranquillizza. Già mi preparo a dirle nel mio perfetto inglese: “it’s the first time, do you help us?” ma poi si presenta un altro tizio per l’ordinazione ed un altro ancora che ci porta i piatti con gli ingredienti. Panico! Che cavolo facciamo? Se ne accorge anche lui – e riusciamo a dirgli che per noi è la prima volta – per cui ci fa vedere come si fa: praticamente ce li fa lui a parte un tentativo fallito di Alberto di capovolgere il suo okonomyaki. Vedere in azione Taibi ( questo il nome del ragazzo giapponese)
è uno spettacolo, quasi quasi il procedimento di preparazione è molto più importante del piatto stesso. Comunque i due okonomyaki che ne escono fuori sono buonissimi, anche se decisamente pesanti. Dobbiamo tornarci e farli noi, assolutamente!
Facciamo giretto per Shibuya prima di tornarcene in hotel e veniamo fermati da 3 ragazzi giapponesi che, vedendoci con le magliette di Wicked addosso (avevo scordato di dirlo vero? Io ce l’avevo dalla mattina, Alby si era cambiato prima dello show) ci chiedono info poiché uno di loro fa parte dell’ensemble. Alby s’infila in una lunghissima chiacchierata con quello dei tre più bravo in inglese che è: giapponese, di genitori giapponesi, nato a Londra, vissuto in Canada, ora tornato a Tokyo da solo; età 24 anni, da odiarlo!! Aveva visto Wicked con il tour in Canada nel 2003, probably il primo tour. Sulla via del ritorno il nostro umore è molto alto e non viene particolarmente offuscato da una puttanella tedesca che si fa subito schifare per le risatine rivolte al mio “angelico” viso ( da darle una capata in faccia o chiederle se invece di “Holler” delle Spice Girls, preferiva “Fuck you bitch” dei Sex Pistols, o “Bitch” di Meredith Brooks). Alberto dice che sono troppo intollerante… noooo solo un po’ stronzo su certi atteggiamenti (quasi incline alla violenza…verbale).

21/08/08 - Giorno 7

Abbiamo superato la metà del viaggio ed il fatto che siamo verso la fine (i giorni che restano sono meno di quelli trascorsi ) si sente, soprattutto in Alby. Stamani siamo andati a Shinbashi a cercare uno store di giocattoli. Ogni piano una meraviglia in cui perdersi; piano terra: Lego e souvenir in senso lato (i Lego inspirati al film Indiana Jones con il filmato dei personaggi fatto coi lego, compresi Spielberg e Lucas è carinissimo). Secondo piano (per i giapponesi quasi sempre il nostro piano terra è 1): peluche di tutti i tipi, morbidezze e dimensioni, ho trovato il Rilakkuma!!!! Terzo piano: robot da Gundam a Yattaman (c’era anche il pupazzetto del maiale sull’albero!!!) e modellismo. Ultimo piano: Barbie, puzzle e giochi da tavolo (per le Barbie Gaia sarebbe svenuta). Il super negozio si chiama Hakuhinkan Toy Park. Ho trovato anche dei portachiavi con tutti i personaggi dei cartoni animati in formato neonato: mitici!!! Dopo facciamo un giro per Shinbashi, per la zona ricca del “guardare e basta”, i negozi di Chanel, Dior, Louis Vuitton, Bulgari etc. La visione di cotanta ricchezza ci mette fame e becchiamo un’altra novità: un locale in cui l’ordinazione non si fa ai camerieri, ma ad un distributore con le foto dei piatti ed i prezzi: mitico! Ed ancora più mitica è la mostruosa e risaputa correttezza giapponese: poiché i menù erano scritti ovviamente in giapponese con le foto dei piatti, non avevamo letto che con le portate che avevamo ordinato erano comprese le zuppe di miso. Siccome a me la zuppa di miso piace un sacco la ordino a parte. Diamo i bigliettini delle ordinazioni usciti dal distributore (il locale si chiama Yayoyken) al cameriere e ci sediamo al tavolo che ci indica. Dopo poco viene a spiegarci che praticamente le zuppe di miso sono 3 e chiede se io ne voglio una sola oppure effettivamente due. Quando gli dico che ovviamente ne voglio solo una lui mi sorride con l’usuale gentilezza, va dentro e torna dopo un secondo a restituirmi i 100 yen corrispondenti alla zuppa di miso ordinata a parte: trooooppo forte!! Meravigliosi!! Dopo cotanta gentilezza ed una buona mangiata ci indirizziamo via subway allo Yushukan Museum:  attenzione!! Ricordate se andate a Tokyo che quasi tutti i musei chiudono tra le 16 e le 17.30.
Lo Yushukan è un museo sulla storia del Giappone: dal periodo Meji fino alla seconda guerra mondiale. Per coloro a cui piace la storia, e vogliono sapere di più su quella del Giappone, è veramente un’esperienza “intensa” merita la visita. Inoltre è inserito in un giardino molto carino con annesso tempio. Dopo il tuffo nella cultura facciamo un giro per negozi prima a Shinjuku e poi a Shibuya. A Shinjuku becchiamo un acquazzone e ci rifugiamo nella Tower Records dove io come al solito faccio danni: mi compro il singolo degli Smap: esagerato!!! 
Troooooppo carino; e se poi in Italia non riuscivo a scaricare i pezzi ? I titoli sono in giapponese, mica in inglese! Comunque tale danno non è minimamente paragonabile a quello che faccio a Shibuya. Ho  scoperto un altro Jeans mate” con le magliette del maialino di Yattaman. Miticooooo!!! Me ne sono comprate due… sono quasi senza soldi ma felice, yatta!!!! Io ed Alberto ci “avviciniamo” un po’,anche se ci sono molte cose da chiarire, molti punti non chiari nel nostro rapporto d’amicizia e non solo da parte mia anche se sicuramente più per colpa mia e non solo per quello che non gli ho detto di me, ma anche per le cose che di lui o con lui non mi vanno o quantomeno non mi sono andate bene. Comunque tornando in metro verso Asakusa “azzecchiamo” la prima figura di merda giapponese. Mentre arriva la metropolitana Alberto si mette a fare Fantozzi vicino ad un distributore di bibite: prima ci mette 120 yen ma 10 glieli sputa. Poi ci mette un altro 100 yen ed all’atto del resto (mentre la metro è arrivata caz$%) gli cadono le monete e dice qualcosa al distributore in una qualche lingua perduta. Saliamo in metro e mi porge la bibita che nella fretta ha preso: etichetta tutta scritta in giapponese con disegnati dei frutti che sembrano pesche ed albicocche. Sul retro una scritta microscopica in inglese che dice “fruit mix”: molto chiarificatore! Mentre assaggiamo e facciamo gli spiritosi sul gradimento della bibita (con tanto di foto di Alberto che apprezza)
sento improvvisamente accanto a me una voce: “di dove siete?”. Mi giro pensando che non c’erano occidentali vicino a me e manco nelle vicinanze. È un giapponese! Che a parte ridersela  del nostro siparietto con la bibita, parla italiano! La mia risposta alla sua domanda è da ebete: “siamo italiani”. Mi sa che visto che si è rivolto in italiano, a questo ci era arrivato. La sua domanda era ovviamente riferita al luogo specifico, come Alberto meglio precisa. Non conosce Caserta, ma conosce Napoli. Ci racconta che conosce l’italiano – e lo conosce bene – perché è stato a Firenze 6 mesi a lavorare per un’azienda italiana (Nuovo Pignone): io capisco “nuova opinione”, il solito ebete. Ci spiega che la bibita dovrebbe contenere anche le prugne (ma non siamo molto convinti) e ci saluta, scendendo alla sua fermata, con calore (effettivamente Alby ha ragione, assomiglia un po’ ad Hiro di Heroes ma con un’aria un po’ più intelligente). Finiamo la giornata al Seven Eleven a comprare e mangiare dolci e biscotti made in Japan (gran magnafatti). 

sabato 14 giugno 2014

20/08/08 - Giorno 6

L’obiettivo della visita giornaliera è Obaida, sulla baia di Tokyo. La mattinata inizia facendo colazione con latte e caffè (bottiglia comprata allo store Family Mart, mooolto buona….e parliamo di latte e caffè, non me lo aspettavo) dopodiché si va a Shinbashy e da lì con  la JR verso la fermata Ariake-Teninsho-mori, sulla Yurikamome line. Se andate su questa linea del treno attenzione a memorizzare la scritta giapponese (noi l’abbiamo fotografata) perché ad un certo punto le scritte in “occidentale” spariscono e se non sai com’è scritto in giappo……sono cazzi!!! Comunque aguzzando un attimo l’ingegno riusciamo a prendere il treno…ed è meraviglioso: praticamente vedi tutta la città dall’alto, tutta la zona della baia è veramente spettacolare, non riesci a non fare un sacco di foto, ti sembra tutto da ricordare, da imprimere nella mente.
Alla nostra fermata ci appare un’enorme struttura per il tennis: l’Ariake Colosseum, e l’Ariake Tennis no mori, circa 48 campi da tennis, tra cemento e terra “verde”. Alberto è in estasi, non solo ha trovato l’ambientazione di “Prince of tennis” ma ci sono  anche dei tornei che si stanno svolgendo con un sacco di ragazzi (e ragazze) che giocano, ed anche i supporter che tifano: avete presente il pubblico “caciarone” di Holly e Benji??? Così! Il parco intorno ai campi è delizioso, anche se ora capisco perché tutti i parchi a Tokyo ti danno la sensazione di essere lontanissimo dalla città: perché le cicale fanno talmente bordello che non senti nient’altro. Cavolo non si fermano mai!!! Cmq dopo il tennis ci dirigiamo verso la statua della libertà, attraverso la Center Promenade, distesa di alberi e cespugli creata ad arte tra i grattacieli modernissimi per consentire tranquille passeggiate nel verde. Diciamo subito che sarà simbolica ma la fiamma della libertà sembra un gigantesco fagiolino dorato!!!
Invece la statua della libertà, anche se più piccola di quella americana, fa la sua figura.
Accanto vediamo da lontano (e solo da lontano) un parco giochi con karaoke, decisamente per bambini con una caciara pazzesca. Ci dirigiamo verso l’Oedo Onsen Monogatari, ho letto che è una specie di museo dove hanno ricreato l’ambiente del periodo Edo. Moooolto interessante.
Giungiamo al “museo” ed iniziano le sorprese: 1° sorpresa: dobbiamo toglierci le scarpe. C’è un gran numero di cassette nelle quali mettere le scarpe e tirar via la chiave da conservare. Ci togliamo le scarpe. Alla biglietteria dopo aver pagato circa 2600 yen a testa ci indicano un grosso bancone ove c’è un gran numero di kimoni. 2° sorpresa: dobbiamo obbligatoriamente scegliere ed indossare un kimono (che scuorno). Scegliamo due kimono diversi per non sembrare troppo Stanlio ed Ollio, stile giapponese ( cacchio, Alby ha scelto quello che piaceva a me), ed andiamo nella zona per cambiarci. Insieme al biglietto ci hanno dato anche un braccialetto con una chiave ed un numero corrispondente ad un’altra cassetta, dove riporre i vestiti. Ci danno anche un fogliettino su come indossare lo “yukata”. Abbiamo la ridarella come due deficienti per tutta la durata della vestizione.
Indossati gli “yukata” entriamo nell’epoca “Edo”. 3° sorpresa: sono tutti negozi di roba da mangiare e souvenir creati come se fossero in un quartiere di Tokyo nell’epoca “Edo”. Delusione!!! Orrore!!! Ma dopo l’occhiata iniziale e superficiale la cosa inizia a farsi interessante: si, è una zona improntata a farti spendere altri soldi, ma per contro in un certo senso sembra veramente che ti riporti un po’ indietro; tutta gente con lo yukata, intere famiglie che girano per le stradine o si trattengono nelle sale con i tavoli bassi ed i cuscini per mangiare, per chiacchierare o anche solo per dormire. A tutto questo partecipiamo anche noi ed è veramente bello e…… “rilassante”.
Ma le sorprese non sono finite: ci indirizziamo verso l’esterno e scopriamo una specie di itinerario da fare nell’acqua (con i piedi nell’acqua), in una specie di giardino giapponese: siamo a bocca aperta. Alby si cimenta lamentandosi tutto il tempo ma divertendosi un mondo, dissertando di digitopressione podalica, dei benefici che quelle stramaledette pietruzze (pietruzze si fa per dire) sotto i piedi, una diversa dall’altra, hanno sui piedi stessi. Ce la godiamo un mondo, andiamo via a malincuore, ma praticamente si è fatta notte.
Sulla via del ritorno facciamo sosta a Shinbashi e ci facciamo un giretto a piedi, con Alberto che sfrutta le cassette a pagamento che ci sono in quasi tutte le stazioni (300 yen all’ora) per posare lo zaino. Shinbashi non presenta particolarità rispetto ad altri quartieri di Tokyo (un sacco di posti dove mangiare) a parte la presenza del teatro di Wicked,
ma ci becca la pioggia ed interrompiamo la visita per tornare ad Asakusa. Stavolta per cena ci fiondiamo in un Seven Eleven ed in un Family Mart e facciamo incetta di roba da mangiare in camera: coca cola, sushi, sashimi, tramezzini con carne, wurstel cotti. Nel comprare il sushi mi domando: come cavolo me lo mangerò? E se voglio una cosa che va riscaldata, tipo gli spaghetti di soia, mi frego e me li mangio freddi? Noooooooooo!
Perché sottovalutare l’organizzazione e la gentilezza giapponesi: per il sushi ovviamente mi regalano le bacchette, ed il bento freddo me lo riscaldano nel microonde, tra duemila “arigato” e tremila inchini e sorrisi. Troppo bello!!!

19/08/08 - Giorno 5

La giornata inizia tristemente: non andremo al museo Ghibli, è tutto full fino al 26 agosto, giorno della nostra partenza.
Per info se potete prenotate dall'Italia (andate sul sito per maggiori delucidazioni) oppure appena arrivati a Tokyo cercate un negozio “Lawson”, sono gli unici dove si possono prenotare i biglietti. L'accesso è limitato solo ad un certo numero di persone al giorno. Comunque tra un mugugno e l'altro andiamo a scoprire Shinjuku. Primo impatto: non riusciamo ad uscire dalla stazione!!! E’ immensa.
Arriviamo  sotto il megaschermo del grattacielo “ALTA” e giriamo per il quartiere: i negozi sono di cose diversissime, elettronica, dvd, cd, strumenti musicali, ma anche abbigliamento carissimo (Gucci su tutti), ed economico. Il mio dolore è enorme: in un “Jeans Mate” trovo una bellissima maglietta col maialino di Yattaman “anche un maiale può salire su un albero quando si sente adulato”, ma arghhhhhh, non c’è la taglia! La voglio! La voglio! Cercherò altri “Jeans Mate”, o tornerò lì tra qualche giorno. Facciamo una brevissima sosta per il pranzo e ci avviamo al parco Shinjuku Joen: a meno di non pagare per entrare nella zona le serre, è una mezza noia! In compenso non si muore di caldo ed approfittiamo per un po’ di frescura.
Dopo il parco Alberto su una delle piantine ai bordi della strada identifica l’esistenza di una scuola superiore. Torna su la manga-fissa per le high school giapponesi. Si parte alla ricerca di sta scuola  (in realtà ad essere precisi si tratta di un istituto tecnico), infilandoci in strade e stradette, e vedendo un’altra faccia di Tokyo, molto poco turista  - evviva – e, sorry per la frase fatta, molto più “vera”.
Le stradine strette, con piccoli condomini, con le bici posteggiate in box a livelli. I giapponesi che tornano da lavoro in bici; le signore che fanno due passi e ci guardano un po’ sorprese – che ci faranno due occidentali da ste parti – ma sempre sorridenti, la famigliola nel piccolo parco-giochi del quartiere etc… troviamo anche l’istituto tecnico che però sembra un po’ chiuso ed anche un po’ abbandonato. Alby dice che si farà tradurre da qualcuno le scritte fuori dalla scuola per capire che gli è capitato (all’istituto tecnico intendo), ma è felice lo stesso.
A questo punto Alby s’avvia a fare un usuale giro per strumenti musicali, io un usuale giro per centri commerciali ed in direzione della Tower Record. Risultato: cd degli Slipknot da dimenticare! Disco dei NIN: come sopra. Disco dei “The Script”: comprato!!! 1980 Yen; dal momento che ho deciso di comprarlo e non di scaricarlo ho pensato che in Italy a meno di 15/20 euro non l’avrei trovato…..quindi Buy it! Ascoltandolo nella Tower record (ricordate voi amanti della musica, a Tokyo potete sentirla tranquillamente in quasi tutti gli store, che dispongono di una marea di postazioni di ascolto e non solo degli ultimi successi), mi sono reso conto ancora una volta di quanto sia importante la musica nella mia vita, quanto faccia bene al mio cuore!!! Dopo “The Script”, piccola capatina nel disco dei “One Republic”, i tizi prodotti da Timbaland. Mi colpisce “Mercy” ma per il resto sono discreti, se Timbaland ha messo il becco negli arrangiamenti, è meglio che si spara ( vi prego, una batteria vera, please…..niente clap clap per favore). Uscendo vengo illuminato dal cd in giappo di Wicked e mi sento le canzoni corrispondenti a “The Wizard and I” ed ovviamente “Defying Gravity”. La tipa la voce ce l’ha ma confesso che non mi da gli stessi brividi. In compenso ho scoperto come si dice “unlimited” in giapponese: dekiruwa (chissà come si scriverà….). torno alla stazione di Shinjuku e mi reincontro con Alby.
Per cena torniamo al locale di Akihabara e di nuovo mangiamo mooolto bene, un po’ alla giapponese ed un po’ alla occidentale, infatti i miei spiedini avevano poco di giapponese eh eh eh. Unico difetto del locale: è per fumatori (che palle!). il resto della serata è per le strade di Akihabara prima e di Asakusa poi, a goderci il fresco della sera.

18/08/08 - Giorno 4

Finalmente il problema cellulare è risolto. Vi ho detto di assicurarvi che il vostro cell. sia non solo come minimo 3 band ma anche 3G sennò nisba, non funziona (questo nelle guide non lo dicono!)? Siamo andati alla PUPURU e mi hanno fittato il cell. Per la modica cifra di Yen 8.400 (circa 55 euro, se non avete una necessità mostruosa del cell, lassate perdere); in compenso il giovanotto del PUPURU è stato molto gentile, ed ha accettato un pagamento in contanti poiché il loro Pos non ha accettato il mio bancomat Bancoposta, strano perché all’estero va sul circuito Maestro. Dopo il lieto fine da PUPURU (sto nome mi fa morire) ci siamo diretti con la metro ad Ueno. Stamani siamo in uno stato pietoso, due rottami, facciamo due ginocchia intere in due; ma l’Oki risolve tutto e dopo due sorsi, uno a testa, torniamo come nuovi (che meraviglia!!!).
Ad Ueno prima di tutto andiamo a vedere il parco: all’entrata pensiamo di trovarci davanti un piccolo boschetto con un lago…ma il lago non c’è.

Ci sono un sacco di piante fiorite che, scopriamo, sono nell’acqua….sono il lago, perlomeno una parte, diciamo lo stagno: è davvero incredibile, la distesa di foglie e fiori dello stesso tipo e colore (credo peonie ma non me ne intendo) si perde a vista d’occhio. Il cartello che invita a far attenzione a non finire in acqua è divertentissimo; circumnavighiamo lo stagno e raggiungiamo il tempio all’altra estremità…..e facciamo fotine, fotine fotine.  Ci addentriamo nel vero e proprio parco ed Alberto guardando una delle piantine esposte ha una serie di infarti multipli e successivi.
Prima incrociamo un baseball  centre ed Alberto “gode”; poi dopo aver attraversato tutto il parco, raggiungiamo l’università di Tokyo, quella di musica che è di fronte a quella delle belle arti. Ma quando Alby sembrava soddisfatto arriva l’ultimo tuffo al cuore: una High School! non solo, ma mentre gli faccio la foto davanti al cancello della scuola le ragazze della scuola stessa si “mettono in posa”. Parte risata collettiva, conoscenza ed altre foto “ufficiali” tutti insieme. Saluti e ringraziamenti e ripartiamo in cammino. Alby si fa fotografare vicino ad un trasformatore esterno per motivi fumettari: nei manga di solito gli assistenti partendo da foto ricostruiscono, disegnati, gli sfondi. Spesso quindi nelle vignette appaiono questi pali con un miliardo di fili elettrici e sti trasformatori/accumulatori esterni enormi.
Ritornati al parco c’intratteniamo vicino ad un gruppo di “giovanotti” che giocano a Crockett (età media, 65 anni) con tanto di pettorali numerati, ed io ho un ritorno alla fanciullezza, anche se Alby dice  “alla deficienza” andando sull’altalena. Dopo un giro per le strade del quartiere ed una breve sosta per mangiare, ci dirigiamo verso Shibuya per vederla alla luce del sole, che per ora c’è.

Sostiamo vicino ad Hachicko e facciamo un po’ di foto, poi dritti a cercare un negozio di abbigliamento casual “Jeans mate”. Lo consiglio per l’assortimento, per i prezzi un po’ meno: è economico ma non tantissimo (es. t-shirt carinissima Yen 2.000,  circa 12 euro….ne ho prese tre). Attenzione!  Spesso le magliette esposte mostrano il “dietro” e non il davanti. Dopo la sosta shopping, io ed Alby ci dividiamo per un’oretta. Lui si fionda in uno store di strumenti musicali pieno di chitarre vintage, bellissime, a parte i prezzi ovviamente.
Io m’intrattengo nel HMV. Piano terra “Namie Amuro” ed il suo nuovo CD di cui mi risento il primo pezzo (prima di partire finirò per comprarmelo sto CD). Secondo piano senza molto interesse,soul & techno, niente da sottolineare. Terzo piano, godimento: rock & pop. Inizio dall’ascolto di un gruppo di cui avevo visto mezzo video sui megaschermi dell’incrocio di Shibuya, “Zebrahead”, decisamente carini, i nipotini degli Offspring, poi mi ricordo del gruppo di cui vedo pubblicizzato un cd con possibilità di ascolto, ne avevo sentito una canzone: i tipi si chiamano “The Script” sento e risento i primi 4 pezzi: davvero interessanti, mi piacciono, me li “scaricherò”. Mentre mi addentro verso il resto del piano, sento “live music”, in quel momento c’è una performance live di un gruppo vocale giappo (tutti maschietti) “The Unlimited Tone”. Non ho potuto né registrare ma manco fotografare, che palle, ma localmente con le armonie sono davvero bravi.
Vado al piano di sopra e faccio un fugace giro tra Dvd movie e Dvd Tv series perché l’ora è passata da un po’ e sono in ritardo.
Mi fiondo verso la statua di Hachicko dove devo reincontrare Alby (si, anche noi come tutti, alla statua di Hachicko), con un’unica sosta per sete: 7up al limone, se po’ ffà. Beccato Alberto, decidiamo di andare a visitare Roppongi. Metro Yamanote, poi Hybia e giungiamo a Roppongi Hills: enorme struttura di negozi, musei, teatri, tutto modernissimo ed “imponente” da tornarci con calma. Da lì raggiungiamo la torre di Tokyo. Scarpinata lunga e faticosa e l’ultima parte pure in salita (che palle) ma non me l’aspettavo, ne è valsa la pena. La torre è notevole, un po’ il fiato te lo toglie, anche se sono piuttosto convinto che sia più piccola di quella di Parigi…m’informerò per curiosità.
Anche il colore rosso e bianco ci piace!!! Facciamo foto “postmoderne” con scene da panico (Alby che si china per fare foto e non riesce a rialzarsi….colpo della strega al “ginocchio ahahahaaaah). A questo punto stanchi e distrutti torniamo ad Asakusa a cenare ed a riposare le “stanche membra”.

That’s all!!!

17/08/08 - Giorno 3

Apro il racconto del terzo giorno della mia vacanza a Tokyo con una riflessione, riflessione uscita fuori alle 22.20 in metro, al ritorno ad Asakusa: da quando sono partito dall’Italia il mio proverbiale sense of humor, che è soccorso fondamentale nei momenti pesanti, è un po’ mancato, probabilmente è in vacanza pure lui. Non solo per un paio di battibecchi con Alberto che non sono riuscito a (o non ho voluto) sdrammatizzare, ma anche per il frequente ritorno col pensiero a ciò che mi manca in questo momento!!!
Devo richiamarlo all’ordine (il senso dell’umorismo intendo) altrimenti continuerò a godermela solo in parte.
Venendo alla giornata, decisamente è iniziata tardissimo. Nonostante i buoni propositi ci siamo svegliati alle 11.30. cazzo!!!! Stavolta niente lavate lunghe. Alle 12.00 eravamo in strada. Obiettivo: Niombashi – Pupuru. Speranze poche perché oggi è domenica ma tentar non nuoce. Siamo fortunati? Nooooo, è chiaramente chiuso. A quel punto consultando la cartina proseguiamo per Shimbashi per cercare il Dentsu Shiki Theatre, il teatro dove danno Wicked. Ma prima una piccola deviazione:  al parco del palazzo imperiale. Dopo aver fatto lo sborone ieri sera sul farci a piedi tutta Tokyo, per vedere i posti, valutare le distanze senza usare per forza la metro e bla bla bla, oggi il ginocchio destro “rompe proprio le palle!!!”. Al ponte prima del palazzo dell’imperatore facciamo una sosta. Piccola informazione tecnica: se non andate il giorno del suo compleanno oppure il 31 dicembre, il palazzo lo “intravedete” da fuori: è chiuso 363 giorni all’anno (ai visitatori ovviamente, credo che l’imperatore e la sua famiglia li lascino entrare :D. Da notare il frinire delle cicale (si dice così???) ininterrottamente, in Italia ogni tanto si danno una pausa, cavolo qui non si fermano mai, sono assordanti, anche se alla fine ci fai l’abitudine (più o meno). Al ponte facciamo un po’ di foto, ed in una in particolare Alberto mi fa uscire più vicino ad un essere umano rispetto al solito.

Ammiriamo il palazzo da lontano ed il fossato circostante e poi ci incamminiamo verso Shiombashi. Per abbreviare la distanza decidiamo di “tagliare” passando per il parco Hyiaby. E qui le sorprese sono innumerevoli. Il parco è incantevole, pieno di girasoli giganti. Alberto va in iperventilazione per colpa dei campi da tennis con giovani giapponesi che si prendono a pallinate (a dire il vero, ci sanno pure fare).

 Troviamo un angolo del parco molto intimo, raccolto, con una campana al centro per la quale non riusciamo a sapere nulla (cmq moooolto suggestivo), ma la ciliegina sulla torta arriva mentre lasciamo i campi da tennis e ci incamminiamo lungo l’ennesimo viale di girasoli. Musica? Live?! Come? Dove? La sorgente è un piccolo anfiteatro all’aperto, dove veniamo deliziati da un gruppo di ragazzi che suonano pop rock e che ci invitano pure a partecipare al bordello col resto del pubblico giappo, omaggiando anche a noi una tovaglietta rinfrescante a testa!!!


Vi chiederete: che ci azzecca la tovaglietta rinfrescante ad un concerto? Ma per farla roteare in aria ovviamente!!! Grandiosi! Incredibile! Ci siamo divertiti da pazzi, al grido di “Ehi baby, ehi baby” leight motiv ( si scriverà così?) della canzone finale.
Sosta per pranzo, più per stanchezza che per effettiva fame, in un anonimo Mac Donald (ed al piano fumatori per giunta), e si riparte per Shiombashi…. Sotto la pioggia…. Porc%&$£ il tempo si è “avotato” al brutto e continuerà per quasi tutta la giornata. Ma sotto la pioggia, sotto un cielo plumbeo….. un raggio di sole….. la luce….. WICKED: l’abbiamo trovato!!! Il Dentsu Shiki Theatre che si trova nel centro commerciale “Carretta”, si si credeteci, si chiama così. Faccio una gran figura di merda infilandomi nella hall del teatro per vedere i giorni e gli orari. Sorry, non si può durante lo spettacolo (in sottofondo godo sentendo “the march of the witch hunters” anche perché nella hall c’è un monitor che lo riprende. Chiediamo informazioni per i biglietti e lo chiediamo ovviamente in inglese e mettiamo in crisi tre persone che si guardano in faccia piuttosto inebetite e finalmente alla parola “ticket” insistentemente ripetuta ci indirizzano verso il botteghino. Io già comincio a sudare freddo: come cavolo faccio a parlare e farmi capire con la tipa al botteghino se non parla inglese, come faccio a parlare di orari, matineè, posti, stalls etc. etc. etc. Miracolo!!!! Parla inglese. Tutto diventa facilissimo. Prendiamo i biglietti per venerdì in una zona abbastanza centrale anche se un po’ indietro spendendo 9500 yen (circa 55 euro), più o meno come Londra.


Sono felicissimo, non mi frega del tempo, del ginocchio che mi fa un male cane…. Wicked anche a Tokyo, da non credere. Ci facciamo un frappuccino da Starbucks ed un giro nel centro commerciale restando inebetiti vicino alla “ruota della fortuna”:  praticamente c’era un piccolo stand con sta ruota e se qualcuno voleva giocarci prima di farla girare i giappi intonavano una specie di “urlo propiziatorio”; meravigliosi!!!
Un giretto in qualche negozietto lì vicino e decidiamo nonostante il tempo di cacca di andare a Shibuya. E meno male: lo spettacolo fuori la metro è pazzesco (anche se per uscire fuori ce ne vuole). Nonostante il maltempo restiamo abbastanza a bocca aperta… e non siamo manco usciti dalla parte principale. Passiamo per la zona sopraelevata per raggiungere un “palazzone” di strumenti musicali. Lo spettacolo intorno è molto rock & roll (e non mi riferisco solo agli strumenti), più passa il tempo e più mi convinco che Alby ha ragione: Tokyo è decisamente rock & roll, in tutti i sensi. Seguo un Alberto in estasi nello store e poi ci avviamo verso l’entrata/uscita  principale di Shibuya: senza parole, un bordello, una quantità di gente pazzesca, l’incrocio fuori la metro che al “verde” diventa una fiumana mostruosa….ed incrociata…. ed intrecciata. Cerchiamo la statua di Hachiko andando per le strade che partono dalla stazione (che cretini) giriamo con la bocca aperta guardando da fuori i negozi di Cd, Dvd, vestiti, cibo, elettronica etc. etc. etc. restando incantati dalle mille luci (so che suona scontato ma è vero, solo standoci uno può capire). In realtà visitiamo anche qualche negozio ma in modo superficiale, dobbiamo tornarci avendo l’intera giornata a disposizione. Ceniamo in un piccolo locale vicino al palazzo 109, piuttosto carino, anche se non mangiamo benissimo.
Sulla via del ritorno alla stazione della metro mi viene un’illuminazione (capirai!). E se la statua di Hachiko non fosse in una delle vie che partono da Shibuya, ma fosse proprio davanti alla stazione?
Avevo letto su un blog che uscendo dall’uscita principale, la statua era sulla sinistra, ma pensavo nella strada a sinistra (che cretino io, ma vatti a fidare di sti blog, eh eh eh). Invece no! È lì davanti, si sulla sinistra, ma proprio davanti all’uscita; è ovvio altrimenti perché sarebbe comodo darsi appuntamento in un posto lontano dalla stazione, è normale che la statua doveva essere vicinissima (ho detto che deficienti???). Conclusione della giornata: ginocchio in fiamme, previsioni del tempo per domani una mezza lota, ed un po’ di tristezza che mi è giunta guardando le foto sulla macchina digitale e capitando proprio su una in particolare a Vairano Patenora (che culo). Ma è solo un momento e tutto sommato sono soddisfatto di tutto quel che di meraviglioso ho visto!

  ticamente c’era uno stand

16/08/08 - Giorno 2

Decisamente giornata intensa. Ci siamo svegliato, diciamo…..con calma. Alle 11.00. tra una sciacquata e l’altra (soprattutto di Alby che in bagno è lentissimo) ci siamo trovati in strada verso le 12.00. Direzione Akihabara (the electric town). Obiettivo n.1 il trasformatore da 100 a 220 volt.

La zona è un vero caos, grattacieli di prodotti elettronici, di modellini di tutti i tipi (Gundam, i cavalieri dello zodiaco, ma anche dragon ball – immancabile – Kenshiro etc.), anime di tutti i generi….e ne abbiamo visitati solo alcuni (di grattacieli). Al Laox abbiamo trovato il famigerato trasformatore ma nulla di fatto per il mio cell. (è vero che mi metto scuorno di parlare con i giappi nel mio approssimativo inglese  - e per colpa del mio approssimativo inglese – ma Alby è terribile, almeno lui l’inglese lo conosce benissimo). All’ultimo piano del palazzo Laox c’è una zona souvenir che intendo “saccheggiare” prima di tornare a casa, in Italy. In un palazzo di modellini riesco a sapere dove si trova il museo Bandai…ora è chiaro perché non trovavo la zona sulla cartina: non c’era!!! La zona di Matsuo è “leggermente” fuori mano. Vedremo come fare per raggiungerla. Cmq tornando dalle parti dei Laox dopo il giro per negozi – palazzi di elettronica anime etc. - ci rifugiamo in un Starbucks ( e meno male) poiché poco dopo esserci  accomodati viene giù una scaricata d’acqua notevole che, fortunatamente, rinfresca l’aria.
Approfittiamo del momentaneo maltempo per visitare Akiba Tolin, un piccolo centro commerciale piuttosto carino: oggetti per la casa, un piano dedicato al cibo, ed uno a DVD e CD dove ho “visto la luce”: Namie Amuro ed il suo cd “Best Fiction”. Pop e commerciale da far paura (lo voglio) non escludo di comprarlo per la fine della vacanza. Cmq all’uscita del centro commerciale siamo ancora senza pranzo, i risto più carini nel c.c. erano chiusi. Spiegazione: molti sono ristoranti aperti dalle 11.00 alle 14.00 ( o massimo 15.00) e poi riaprono alle 17.00 fino alle 22.00, noi giusti giusti nell’orario di chiusura ( che culo!!!). siamo finiti in un locale specializzato in tonkatsu, alias cotoletta giapponese con un’impanatura mostruosamente più leggera di quella che facciamo e mangiamo noi occidentali (prezzo modico, pranzo discreto). Secondo giro per Achiabara, seconda serie di palazzi di anime, videogames, elettronica etc. e poi ritorno all’albergo per esigenze “barbesche” di Alby. Finalmente risolviamo il problema elettrico, il trasformatore funziona, Alberto può farsi la barba. In compenso ancora il problema cell. mio resta irrisolto, ma forse si intravede una luce. Dopo la breve sosta ri-usciamo ma fermandoci un attimo alla reception: la speranza è che i tipi diversi da chi c’era prima capiscano meglio l’inglese. La realtà è che sono come i precedenti ma fortunatamente molto disponibili ( molto più disponibili). Ci trovano il sito di PUPURU (giuro, si chiama proprio così), un’azienda che dovrebbe fittare i cell. con tanto di cartina sul sito che ci stampano. Inoltre (oh gaudio) ci aiutano a trovare il teatro di Wicked (speriamo bene).

Il programma per la sera è chiaro: capire bene le distanze ed orientarci “a piedi”; decidiamo di arrivare ad Achiabara with our feets. Orientarsi in questa città non è facile, solo le strade principali hanno nome come anche il frequente riferimento ai quartieri ed anche a certe costruzioni come punti di riferimento, tipo il grattacielo Laox che è dato come punto di riferimento per raggiungere la zona di Achiabara (anche se in realtà i grattacieli sono 2, uno di fronte all’altro). Cmq orientarsi non è impossibile ma c’è bisogno di molta pazienza e, modestia a parte, d’intelligenza ed attenzione (per questo Alby va una meraviglia ed io potrei perdermi tra la reception dell’albergo e la nostra camera).

Riusciamo tra una strada imboccata giusta e qualche errore a raggiungere a piedi Achiabara ed oltre, Kanda e Niombashi, dove si trova il Pupuru ove ci recheremo domani, quando lo troveremo aperto. Lungo la strada ci sorprende di nuovo la pioggia e ci rifugiamo in un “caffè veloce”, una catena che si chiama proprio così; il locale è davvero carino, con un mappamondo piuttosto grande che gira in continuazione.

Dopo essere stati snobbati da un tipo non giappo di cui probabilmente avevamo disturbato la lettura, ed aver atteso che spiovesse, ci rimettiamo in marcia.
Per la cena troviamo un localino carinissimo, dove mangiamo “alla grande” spendendo molto poco, ci torneremo. Si chiama Rokkasen e da fuori è abbastanza kitch, ma vale davvero la pena provarlo; ha una strana commistione tra cucina giappo ed occidentale. Io ho mangiato del salmone cucinato decisamente alla giapponese, con uasabi e salsa di soia per intenderci, ed una mega salsiccia con ketchup, non sono arrivato a spendere manco 1000 yen (6 euro).

Domani abbiamo intensione di tornare da Pupuru e risolvere il problema cell. poi trovare il teatro di Wicked e visitare Shibuya. La giornata si chiude alla grande, con la foto della bambina di Angela ed Enzo nata da poche ore e che Alberto riesce a vedere dopo vari salti mortali con il cell, ed una disperata ricerca di una rete Internet “free”.