Me in Edimburgh

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giovedì 31 luglio 2014

Musica+Teatro+Londra=ONCE

La mia passione per la musica, per il teatro e per Londra ha creato parecchi mix, a volte nocivi, come nel caso di visioni e ri-visioni del medesimo spettacolo anche nella medesima settimana, come in quei film in cui passi sempre lo stesso periodo di tempo in modo identico, come in un loop infinito.
A volte invece produce un sano interesse per “prodotti artistici” di grande livello.
E’ il caso di “ONCE”.
Nasce come film (produzione irlandese) dalle idee del regista John Carney e dalla musica di  Gleen Hansard e Marketa Irglova (che sono anche i due protagonisti del film), nel 2006. Prodotto con metaforici “3 euro”, veramente un low low low budget, è un’autentica opera d’arte. Un film con tanta meravigliosa musica, con dialoghi stringati in cui poco è detto e molto è sottinteso.
Fonte: amazon.com

Da tale film 3 anni fa è stato tratto un musical, prima a Broadway e poi, l’anno scorso, anche a Londra.
Premetto che il film ha vinto l’oscar per la miglior canzone "Falling slowly".
Il musical non poteva essere da meno, intascando 8 Tony Awards (gli oscar del teatro in America) e 2 Oliver Awards (gli oscar per il teatro in UK).
Nel caso voleste vederlo non spoilero nulla, dando un breve accenno introduttivo della storia: un musicista di strada, irlandese, a Dublino, incontra una polistrumentista ceca che finirà per aiutarlo, volente o nolente,  a dare una svolta alla sua vita. Per ulteriori info e spoiler:Wikipedia - Once (Una volta)
Le canzoni sono tutte fantastiche e, partendo da questi presupposti ho visto il musical con un po’ di timore, soprattutto pensando che gli autori della trasposizione in teatro erano “American boys”. Il risultato è davvero notevole, ed alcune trovate sono brillanti. Partiamo dal presupposto che i primi 5 minuti dello show sono assolutamente interattivi: sulla scena c’è un bancone da bar ed il personale di sala in teatro invita il pubblico a salire sul palco per prendere il “beveraggio” direttamente a quel bancone. Mentre sei lì che sorseggi il tuo drink improvvisamente parte lo show con gli attori/musicisti che iniziano a suonare, con te che ce li hai a 10 centimetri di distanza.  Quando poi partono i recitativi lo staff ti invita gentilmente a riprendere posto in sala.
L’allestimento è minimale ma decisamente affascinante, giocato soprattutto sulle luci e sulla forza delle canzoni.

Fonte: www.indipendent.co.uk
Fonte: www.indipendent.co.uk
Fonte: www.indipendent.co.uk
La cosa più strana è che mi ha fatto un effetto completamente diverso rispetto al film. Il film mi era piaciuto davvero tanto, mi aveva colpito ed anche commosso un po’.
In teatro quando è partita “falling slowly” che c’è all’inizio ed in reprise alla fine dello spettacolo, dicevo, dopo le prime tre note ho iniziato a grondare lacrime di commozione…. A piangere,  ma esageratamente!  Mi sono sorpreso di me stesso. Stessa scena alla fine, ma devo dire che al termine dello show a piangere non ero solo io.

Per fare la prova del tre sono tornato dopo mesi a rivedere lo show… ed ho pianto di nuovo, anche se fortunatamente non con la stessa intensità.
Non svelo ulteriori dettagli, dico solo che chi si trovasse a Londra non si faccia sfuggire questo piccolo capolavoro, si rechi al botteghino di prima mattina, così da veder di beccare posti in prima fila a prezzi scontati… e tenga d’occhio il led luminoso presente sul palco e le scritte che appaiono, non dico altro.

Peace & Love 

martedì 29 luglio 2014

A gentile richiesta: breve biografia Jovine

Dopo il post sul concerto e sul film “Song’e Napule” ho avuto richiesta di info su Valerio Jovine e la sua band, e più in generale su alcuni artisti napoletani.
Partiamo con una “breve” biografia su Jovine.
Fonte: facebook.com/jovineofficial
Il progetto “Jovine” nasce nel 1998 per mano di Valerio Jovine insieme al fratello Massimo dei 99 Posse.
Il primo album “CONTAGIATO” (BMG), arriva nel 2000: Valerio dopo una lunga gavetta in quelli che lui stesso ha definito, ironicamente, i “peggiori” locali di Napoli, sua città natale, propone per la prima volta un suo lavoro discografico: https://play.spotify.com/album/1iBXc2Yq9gxcAeYUlP4ZHH
Dopo questo primo cd, Valerio si avvicina sempre più al mondo della musica reggae. Nel frattempo il progetto Jovine si arricchisce della collaborazione di quei musicisti che diventeranno poi parte integrante del progetto stesso:  Alessandro Aspide al basso, Michele Acanfora alla tromba, Francesco Spatafora alla chitarra, Guido Amalfitano alla batteria e Paolo Batà Bianconcini alle percussioni.
Nasce, nel 2004 “ORA”, cd distribuito da “Il Manifesto”.
L’album contiene brani apprezzatissimi dal pubblico nei live come “L’immenso”,  “C.C.C.” e “Ci sono giorni”, ispirata dai terribili fatti di Genova 2001, visti dal punto di vista di chi sognava semplicemente un mondo migliore e si è trovato davanti quello sfacelo.

Dopo un anno Valerio e la sua band si rimettono al lavoro e realizzano l’album “SENZA LIMITI”, prodotto da Rai Trade, i cui brani scritti in gran parte in dialetto napoletano, rimarcano l’appartenenza di Jovine alla propria terra: canzoni come “O’Reggae e Maradona” e “Da sud a sud” fanno crescere in notorietà la band partenopea e “No Time” diventa indiscutibilmente il loro inno. Personalmente di questo disco amo “Love revolution”, brano dal sound fantastico e con un testo estremamente significativo.

Dopo un lungo tour in giro per l’Italia, nel 2009 esce “IL MONDO E’ FUORI”, album completamente autoprodotto ed auto-distribuito, che contiene 13 tracce dalla natura profondamente reggae anche se con sonorità assolutamente originali, arricchito da numerose collaborazioni con musicisti quali Cico, Jah Sazzah e Don Skal degli Aretuska, Luca O’Zulù Persico dei 99 Posse, Speaker Cenzou nella mitica “Passann pe’ llà” e Cor Veleno.

Dopo due tour, di cui uno insieme a Zulù, nel 2010 Valerio, parallelemente al progetto Jovine, entra a far parte come seconda voce della nuova formazione live dei 99 Posse, tornati dopo dieci anni sulla scena musicale con l’album “Cattivi Guagliuni” , alla cui realizzazione collabora ampiamente.
Nel 2011 gli Jovine tornano in studio e realizzano “SEI”, l’album che possiamo definire della maturità. Chiamarlo un album reggae sarebbe estremamente limitativo: “SEI” parte dal reggae per esplorare nuove sonorità, per sperimentare influenze diverse. “Napulitan” diventa il nuovo inno della band, brano urlato ed osannato a gran voce dal pubblico in tutti i live.

Un brano come “Di notte” è emblematico di una ricerca che fa del reggae il cuore ma che arriva fino a contaminazioni alternative rock (stile Subsonica per dare un riferimento). Spotify: "Di notte" Continua la collaborazione con musicisti della scena musicale napoletana: oltre al già citato Zulù, presente appunto in “Napulitan”, si conferma la  collaborazione con Speaker Cenzou, in “My music”, la presenza di Ivan Dope One in “Napl sona” e di Dj Uncino in “Di notte”, “La matematica” e “Ci sono regole”.
I live in giro per l’Italia mostrano al pubblico una band matura, affiatata, un gruppo di amici oltre che di professionisti, che suona ancora per il piacere di farlo e di comunicare un messaggio, che arriva puntuale a tutto il pubblico entusiasta.
Il 2014 degli Jovine e caratterizzato, fino ad ora, dalla partecipazione di Valerio al talent “The Voice”… ma questa è un’altra storia.
Stay tuned


domenica 27 luglio 2014

Breve Racconto "La mia Prima Volta"

In questa domenica di un Luglio che sembra Marzo (o Novembre), mi sono svegliato con in testa il pensiero ad un mio vecchio (ma non troppo) racconto che mi strappa sempre un sorriso... per non dire una risata, per tante ragioni, e che pubblico qui di seguito. Spero ne strappi qualcuno/a anche a chi lo leggerà.

Fonte: www.lucediabbracci.it

Mi piace pensare che un giusto sottofondo musicale a questo "peccato veniale" sia una canzone che io trovo geniale per musica, contenuto ed ironia: "Bocca di Rosa" di Fabrizio De Andrè

LA MIA PRIMA VOLTA
"Ho toccato la tua pelle, con delicatezza come se un gesto un po’ più forte potesse lacerarla.
Ho cercato di trattarti con rispetto, con il rispetto che altri non avrebbero avuto:
c’è chi voleva tagliare le tue ali ma io non l’ho permesso.
C’è chi voleva strapparti la pelle dal petto ma io non l’ho permesso.
Ti ho dato tutto il tempo necessario per maturare.
Ho cercato di darti tutto il calore di cui avevi bisogno per raggiungere un livello nuovo, diverso.
Ma è bastato un momento di debolezza, di distrazione e tutto è finito, tutto è andato in fumo.

Ebbene si, quella è stata la prima, la mia prima volta…. La prima volta che ho bruciato quel cacchio di pollo arrosto."


venerdì 25 luglio 2014

Girando per la rete mi sono imbattuto in "the Sunpilots"

Qualche settimana fa, nel mio girare in rete alla ricerca di musica interessante mi sono imbattuto in un gruppo australiano, The Sunpilots, che mi ha colpito, prima che per la musica, per l’attuale stile di vita:
sono una band, assolutamente indipendente,  al secondo album, che gira il mondo per far sentire la propria musica, facendo couch surfing.
Fonte: thesunpilots.com/sugarcoated
Pazzi? Forse, ma con un’idea molto precisa del fare musica “on the road”, che non ha molto a che fare con le logiche del mercato, ma piuttosto con l’essenza del portare il proprio suono in giro, toccare con mano il feedback del pubblico, di chi ascolta i loro brani senza preconcetti: considerate che il loro secondo lavoro si può scaricare gratis dalla rete.link dove scaricare "King of the Sugarcoated Tongues" Formatisi nel 2008 fino ad ora hanno suonato in Gran Brategna, Germania, Francia, Paesi Bassi, Svezia, Belgio, Austria, Svizzera, Italia, Polonia, Slovenia, Lettonia e Lituania, oltre a 5 tour in patria. Ho ascoltato attentamente, e più di una volta, “King of the Sugarcoated Tongues”, il loro ultimo lavoro, un concept album di 8 brani, da sentire assolutamente tutto d'un fiato, da riascoltare facendo attenzione anche ai testi, che hanno decisamente una loro profondità ed una loro originalità. La voce del loro frontman, Raj Siva-Rajah colpisce dalle prime note, come la chitarra dell’altro membro fondatore della band, Bob Spencer, sempre centrale nei loro arrangiamenti. Tutto il disco merita gran considerazione ma confesso che sono rimasto particolarmente colpito soprattutto dai capitoli “V”, Rain e “VI”, The Piper Mirror.

A me personalmente ricordano qualcosa dei primi Muse, ma quel che è certo è che qui non c’è nessuna ricerca del prodotto commerciale, piuttosto la precisa volontà di comunicare qualcosa. Che ci siano riusciti o meno questo sta a ognuno di coloro che ha ascoltato, ascolta o ascolterà il loro lavoro, stabilirlo. Per me è un "SI".

Peace & Love

giovedì 24 luglio 2014

Riflessione partendo dal nuovo film dei Manetti Bros.

L’altro giorno ho visto, o meglio rivisto, al cinema “Song ‘e Napule” l’ultimo film dei Manetti Bros.
Premessa: odio i luoghi comuni, mi fanno venire le bolle, in particolare i luoghi comuni su Napoli: è una città incasinata e con tremila problemi, ma non si può ridurre tutto sempre a pizza, mare, mandolino, munnezza e scippi!
Napoli è certamente una città con una sua unicità (di cui spesso i napoletani si vantano e non sempre a ragione), ma con delle problematiche né maggiori né minori rispetto a tante altre.
Sono rimasto positivamente colpito dal film dei Manetti perché parla di Napoli cercando di non scadere nelle banalità, anche se non sempre ci riesce, ma sono peccati veniali.
Fonte: My movies.it

Prima di tutto, come hanno ammesso loro stessi, hanno girato nel centro, con tutte le difficoltà che questo comporta, perché a Napoli, cito alla lettera, “ogni scorcio è una cartolina”.
Inoltre hanno cercato di sfatare un altro luogo comune, anzi due: prima di tutto la musica che viene fuori da questa città non è solo la musica dei cantanti neomelodici; c’è tanta produzione musicale che nasce da queste strade, da questi vicoli, dei generi più disparati, dal rock, al reggae, dall’hip hop alla dance.
Basti pensare ai Sangue Mostro, a Valerio Jovine e la sua band di cui ho scritto di un fantastico concerto all’Arenile di Bagnoli,qualche giorno fa; lo stesso Franco Ricciardi, nato e cresciuto come neomelodico, lo dico perché anch’io avevo molti preconcetti sul suo conto, va ascoltato soprattutto negli ultimi lavori: dimostra di essere un musicista con la M maiuscola, poi il genere i testi e/o la voce può piacere o meno, ma va rispettata la voglia di ricerca ed anche di sperimentare cose diverse, che si sente nei suoi pezzi. Considerate che il suo brano, " 'A Verità " presente nel film, ha vinto il David di Donatello 2014 per la miglior canzone.

Il secondo luogo comune sfatato, è che tutti i neomelodici vivono solo o quasi cantando ai matrimoni dei boss. Come tutte le generalizzazioni, anche questa è sbagliata: ci sono quelli che razzolano male e quelli che razzolano bene, ci sono quelli che ci si trovano in mezzo loro malgrado e quelli che sicuramente ci “azzuppano il pane” per così dire.
Quel che resta vedendo il film, che del resto è un prodotto che mischia in maniera intelligente diversi generi, dal poliziesco alla commedia, al musical-e, è una visione di Napoli un pò diversa dal solito, forse un pò più originale.
Il luogo comune non sfatato? che a Napoli la gente ti bussa anche se c’è il semaforo rosso: intendiamoci: c’è gente che lo fa, ma fortunatamente non sono la regola.
Unico neo per me del film: che per l’ennesima volta in un film dei Manetti, Peppe Servillo, cantante ed attore per me straordinario, fa la parte del cattivo. Damn!!!
Qui sotto il link dei primi minuti del film, con un eccezionale e quantomai esilarante Carlo Buccirosso.
Peace & Love


martedì 22 luglio 2014

12/07/14 Concerto di Valerio Jovine e della sua band

Bagno di folla per Valerio Jovine e la sua band nella prima data a Napoli del tour estivo. L’atmosfera è stata fantastica: giovani e meno giovani, famiglie con figli su e giù dal  palco (anche Valerio da pochi mesi e divenuto papà), ambiente decisamente molto “reggae style” con tutte le connotazioni positive che il termine intende.


Il concerto lascia poco o nulla allo show, laddove per “show” si intende qualsiasi cosa che non c’entra niente con la musica. In realtà lo spettacolo è grandioso, ma per la voce ed il carisma di Valerio, per la qualità la passione e la simpatia dei suoi musicisti, per un pubblico quanto mai carico e caldo (considerata anche la serata magnifica nonostante le previsioni metereologiche tutt’altro che beneauguranti).

Il palco ed il pubblico si riscaldano subito, cominciando con “l’esordio” di Valerio a The Voice, alias la cover, tutta “Jovine style”, di Like a Virgin; poi si continua con tutti i grandi pezzi del repertorio della band che vanta all’attivo ben sei CD, e con una connotazione musicale che considerare solo reggae sarebbe assolutamente limitativo. Gli Jovine vanno ascoltati dal primo all’ultimo pezzo dei loro lavori, per capire di che sound assolutamente originale e sicuramente con qualcosa da dire abbiamo davanti. Valerio è un fiume di note, di energia e di parole, simpatico trascinante come solo lui sa essere. Menzione particolare per “Napulitan”: il brano fa esplodere  l’Arenile due volte, sia durante il concerto che come bis, insieme a “Tu chi sei” invocata a gran voce dal pubblico durante i bis. Qui un piccolo assaggio:  https://www.facebook.com/photo.php?v=10152395207048780
Alla fine tutti felici contenti e consapevoli, se ce ne fosse bisogno, che Napoli aveva ed ha ancora un grande artista ed una grande band (per la verità non ci serviva “The Voice” per saperlo :D)

lunedì 21 luglio 2014

Visita "suggestiva" al Cimitero delle Fontanelle

Sabato ho visitato per la prima volta il “Cimitero delle Fontanelle" (chiamato in questo modo per la presenza, in passato, di fonti d'acqua). Io che tra pochi giorni raggiungerò la veneranda età di 43 anni e che vivo a pochi chilometri da Napoli non c’ero mai stato. Il Cimitero si trova nel famoso e famigerato Rione Sanità, che poi tanto famigerato non mi sembra proprio… ma ne parliamo dopo.
Il luogo è a stento indicato da qualche sporadica freccia posizionata in maniera assolutamente casuale, tanto che senza Google map non so se l’avremmo beccato, se non chiedendo ai passanti.
La strada più breve se non si vuole arrivare con l’auto in quelle zone è prendere la metro e scendere alla fermata “Materdei”.Da lì c’è una piccola salita da fare e poi le scale a scendere che ti portano a 100 metri dal Cimitero.

Dovunque cercate su internet trovate l’indicazione: orario di apertura 10 – 17. In realtà l’orario è 10 – 16 purtroppo. In compenso l’entrata è assolutamente gratuita.
Fatta questa doverosa descrizione del come ed in che orario arrivarci, le considerazioni  che si possono fare sono le più disparate. Dal misticismo del luogo, ad una certa cultura napoletana dell’affidare i propri desideri e speranze a qualcosa di esterno a noi, come una “capuzzella” del Cimitero,  da quella bellezza “oscura” all’assoluto senso di rispetto per tutti quei defunti. Non entro nel merito delle leggende che si narrano intorno a quegli scheletri che potete trovare, insieme a molte informazioni storiche, sulla pagina di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Cimitero_delle_Fontanelle

Personalmente credevo che mi avrebbe fatto maggiore impressione, considerando che sono un fifone e che pensavo che avrei avuto momenti di, diciamo, timore. In realtà il luogo è pieno di suggestioni, che possono essere solo in parte raccontate, con tutte quelle teste impilate ordinatamente, con il vetro in terra dal quale scorgi altre teste e scheletri, il che ti fa capire che sotto i tuoi piedi ci sono file e file di defunti. La vista di alcune di quelle teste messe in cassettine e girate, come se stessero di spalle, ti fa in parte sorridere ed in parte riflettere per la causa di tale posizione della testa: nella tradizione la testa viene girata “di spalle” quando le viene chiesta una grazia e questa… tarda ad arrivare. Viene spontaneo pensare: cosa avranno chiesto a quella “capuzzella”? Qualcosa di sciocco e superficiale, o c’è dolore dietro quel gesto. Si può discutere sull’ignoranza legata al credere a certe cose, ma di certo mi è venuta tanta tristezza nell’immaginare le attese deluse per la mancata grazia: per l’arrivo di un figlio, per un lavoro, per l’amore etc. etc. etc    

Per passare a temi più leggeri mentre il Cimitero sortiva tali pensieri, molto diversi sono stati quelli che son venuti fuori nel camminare da lì, dal Rione Sanità fino al centro, a Piazza Cavour. Come hanno dichiarato i Manetti Bros.  dopo aver girato il loro ultimo film “Song ‘e Napul” ogni scorcio di questa città è una cartolina.

I vicoli, le stradine strette nelle quali a stento ci passa un’auto sono incredibilmente suggestivi. I mercatini che spuntano all’improvviso da dietro un angolo ti fanno sentire il calore di questa città che in realtà è tante metropoli in una. Ovviamente parliamo di zone in cui non è sempre il caso di stare col naso all’aria perchè puoi trovarti con qualcosa in meno... ma credo che non bisogna più scadere nei luoghi comuni quando si parla di Napoli: purtroppo tutte le città, di certe dimensioni soprattutto, hanno quartieri un po’ più “pericolosi”. Chiudo con alcune foto degli scorci che solo in parte possono far intuire il fascino di quel luogo assolutamente originale.

venerdì 18 luglio 2014

I feel... Wicked.

La musica è stata ed è una delle mie passioni se non la mia passione principale. Lo è sempre stata, da ascoltatore e da “suonatore”. Ultimamente anche da compositore… ma questa è un’altra storia.
Nel mondo che fino ad ora ho esplorato c’è una città in cui questa passione si fonde molto bene con l’altro mio pallino, il teatro. Questa città ovviamente è Londra.
Da qualche anno, appena tempo lavoro e denaro me lo consentono, ci scappo anche solo per un weekend per vedere, sentire, assorbire quel che posso, novità musicali o anche show che ho visto e rivisto ma che mi appassionano ancora.
Partiamo dal presupposto che tra le ricchezze artistiche di Londra c’è la vasta presenza di teatri che esprimono arte a 360 gradi. La fanno da padrone i musical che però nel mondo anglosassone hanno una valenza diversa rispetto all’Italia (dove sono quasi quasi considerati un sottoprodotto dell’opera). Un musical è un perfetto compendio di teatro e musica, fatto a livelli artistici e produttivi ovviamente molto alti. Ci sono spettacoli che sono in scena a Londra da più di vent’anni, con successo immutato.
In questa sede parliamo dello spettacolo che fino ad ora ho visto più volte e con più piacere: WICKED.

Questo show parte dal libro di un autore americano, Gregory Maguire, che ha riscritto la storia del “Mago di Oz” da un diverso punto di vista. Nel suo libro, Elphaba, la strega verde, non è la cattiva, la storia si volge prima dell’arrivo di Doroty nel mondo di Oz, un mondo dominato dal Mago dove gli animali, parlanti e non, sono oppressi e spinti in cattività. Non svelo altro per chi voglia andarlo a vedere, ed assicuro che ne vale la pena. La storia è una scusa per parlare di diversità, di tolleranza ed ovviamente d’amore, una bella metafora della vita.
Questo show l’ho visto a Londra sette volte (otto nel totale poiché l’ho visto anche a Tokyo).Le musiche sono fantastiche, la resa dello spettacolo dipende molto, ovviamente, dal cast al momento in scena, ma gli standard qualitativi sono decisamente notevoli. Vi invito a vedere il filmato di uno dei brani simbolo dello show, “Defying gravity” che parlando di superare la gravità, riferito alla capacità di Elphaba di volare sulla scopa, in realtà parla di essere liberi e superare i propri limiti, senza barriere che ci trattengano. 

Lo show è tutt'ora a Londra all'Apollo Victoria Theatre dove ha festeggiato l'ottavo anno di vita :)
Per chi volesse sentire gratuitamente la sondtrack, qui di seguito il link di Spotify: https://play.spotify.com/album/46VuziW5kL9Hrt5NlJtLjY