Nel mio girovagare “agostano” mi sono trovato insieme ad
amici a Sorrento. Occasione: una piccola mostra di opere di Picasso.
Premessa: io non ho una particolare competenza per quel che
riguarda quadri sculture ed opere d’arte di tal guisa, sono un curioso
osservatore. Diciamo che mi piace vedere le sensazioni che nei miei tre neuroni
e nel mio cuore suscita l’osservazione di tali opere; però lo dico apertamente
che non ci capisco nulla di tecniche pittoriche, della pennellata del folle
etc.etc .
La mostra si svolge a Villa Fiorentino nel centro di Sorrento.
Il costo è decisamente contenuto (euro 5) la location è decisamente
suggestiva.
Arriviamo intorno alle 16 dopo un viaggio iniziato alle
14.30: i miei neuroni si sono già sciolti per il caldo e per il sonno
post-pranzo.
Non sto qui a darvi informazioni tecniche su quadri,
bozzetti, ceramiche perché rischierei di dire cretinate o di fare inutili copia
incolla da siti che ne parlano diffusamente e certamente meglio di quanto potrei fare io:www.fondazionesorrento.com/pablopicasso
Preferisco parlare di cose molto più futili: la quantità
spropositata di tette presenti nelle opere di Picasso (almeno in questa mostra)
tette di tutte le dimensioni, su donne in tutte le posizioni, se non fosse per
le proporzioni volutamente alterate e per il contesto “artistico” penserei di
assistere ai fotogrammi di un porno, anche perché in evidenza non ci sono solo
i seni, diciamo che Picasso amava mostrare tutta la”carrozzeria”.
Quello che trovo interessante è che la mostra si focalizza
su molto del lavoro dell’artista nell’ambito teatrale; fotografo “Salomè” poiché
mi colpisce come in poche figure su fondo bianco Picasso definisca perfettamente
il contesto e l’energia che quella donna sprigiona in una sola posa.
Fotografo anche un dipinto di una donna con accanto il
figlio perché lo avevo visto già un’altra volta: una riproduzione di questo
quadro era a casa di una mia zia ed ho sempre pensato che fosse qualche opera
di quelle che si trovano nei mercatini (beata ignoranza), fatte in serie, anche
se il dubbio ce l’ho sempre avuto: di solito i soggetti sono panorami di case
diroccate su tramonti sbiaditi, donne nude, Madonne con seni asimmetrici in
evidenza accanto a Gesù bambini sovrappeso (si fa per ridere).
Sono comunque circondato da esperti più o meno veritieri.
Premesso che il mio “tatto” e la mia “gentilezza” stranamente in questo caso m’impediscono
di picchiare tutti coloro che esprimono giudizi e valutazioni a voce alta, assolutamente
non richiesti, ma la cosa più divertente è la portata di tali giudizi. Io non
ci capisco nulla ma almeno non mi ergo a profondo conoscitore lanciando intorno
a me nozioni che vanno da “quanto somiglia in certi tratti a Caravaggio” (lì mi
sono cominciate ad uscire le bolle) fino a “fotografo queste litografie su
ceramica perché le voglio riprodurre sui miei piatti….o su una t-shirt”
(arrrrgh ).
I miei amici sono piuttosto delusi, io tutto sommato sono
divertito, probabilmente più dal contesto generale che dall’effettiva portata
della mostra.
Diciamo che il momento culminante della visita, quando tutto
comincia a trovare un senso, a trovare la giusta collocazione, è nell’entrare
in un famoso negozio di produzione di “Limoncello” con assaggio gratuito del
prodotto locale, primo secondo e terzo giro.
Il viaggio di ritorno è stato un sublime russare per un’ora
e mezza
Peace & Love
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