Siamo in estate e questo tempo magnifico, si fa per dire,
spinge ad uscire, camminare vedere e visitare.
Ultima visita, in linea con tempeste, temporali pioggia e
freddo di questi giorni è stata a “Napoli Sotterranea”.
L’entrata che abbiamo raggiunto si trova in un vicoletto di
via dei Tribunali, precisamente quando incrocia con piazza San Gaetano.
Fonte: wikipedia.org |
Le visite sono a gruppi e rigidamente con la guida…. Ma ovviamente
il motivo c’è e non da poco.
Se hai l’incredibile possibilità di scendere li sotto, senza
guida e senza conoscere il posto c’è la concreta possibilità che non torni più
su!!! Il luogo è vastissimo e pieno di cunicoli un vero e proprio labirinto,
particolarmente affascinante.
Quindi la guida in italiano oppure in inglese, ed abbiamo
visto anche un gruppo con guida in francese.
Il biglietto è 10 euro e la visita dura un’ora ed un quarto
circa ma anticipo che ne vale decisamente la pena.
Si parte a gruppi ogni ora, noi abbiamo fatto parte di uno
dei gruppi delle 16, con guida in italiano ovviamente.
Ho avuto la “fortuna” di far parte di un gruppo di amici
intrepidi e coraggiosi come me, io che non guardo film dell’orrore perché “m’impressiono”.
Scendiamo le scale che portano a circa 26 metri in profondità
dietro la guida e ci troviamo subito in un’area molto ampia. La guida, tale Daniele
De Simone, è decisamente preparata e con una giusta dose di simpatia e di ironia,
mista a critica a certe “abitudini napoletane” di cui vi dirò poi.
Ci spiega che gli spazi in cui ci troviamo erano adibiti ad
acquedotto e ci illustra anche le funzionalità e la storia di quell’acquedotto
e di tutti quelli che più o meno fino ai giorni nostri hanno alimentato, nel
bene e nel male, la città. Dico così perché per un periodo non necessariamente
breve Napoli è stata alimentata anche da acquedotti all’aperto che ovviamente
oltre che l’acqua portavano anche tutto ciò che nel viaggio verso la città ci
finiva dentro (si pensi all’epidemia di colera 1836 – 1837).
La guida ci spiega anche la nascita della leggenda del “Munaciello”
legata a filo doppio con l’acquedotto.
Si pensi agli scavatori e “manutentori” dell’acquedotto,
costretti lì sotto per ore ed ore al giorno, a fare un lavoro massacrante, con
gli occhi rossi per la fatica e per la penombra. Per difendersi dall’umidità
questi cosiddetti “pozzari” indossavano lunghe vesti nere e, per arrotondare il
guadagno, sapendo le uscite dell’acquedotto corrispondenti ai palazzi, spesso
di ricchi possidenti, nella notte facevano loro visita derubandoli di ciò che
potevano. Da qui la leggenda del munaciello che ruba fa i dispetti ed a volte
picchia (probabilmente i pozzari che non
trovavano niente da rubare si “rifacevano” sui malcapitati abitanti della casa
visitata).
Un ulteriore utilizzo dei cunicoli della Napoli sotterranea
durante la seconda guerra mondiale è stato ovviamente quello di rifugio,
soprattutto per anziani e bambini nei periodi in cui i raid aerei erano
frequentissimi e non potevano far su e giù ogni 3 ore, quindi finivano per
restare lì giorni interi: infatti si sono trovati resti di giocattoli che
ovviamente utilizzavano i bambini per passare il tempo in quel luogo, si
affascinante ma di certo desolato. Per ulteriori info storiche: Napoli Sotterranea
Il mio momento di “ansia” arriva quando c’è la facoltà,
badate bene, non l’obbligo di fare un tratto di circa 150 metri in un cunicolo
all’inizio basso, e talmente stretto da doverci passare di lato. La guida da ad
ogni coppia una candela per vedere la strada e dove mettiamo i piedi (come se
ci fosse da scegliere). Ovviamente i miei amici tutti “Braveheart” decidono di
andare, vedere, che sarà stupendo meraviglioso affascinante… ed io mi accodo.
All’entrata forte del mio metro e 90 centimetri prendo una
testata che è risuonata ampiamente data la forte eco… grande felicità ed i
primi 100 santi del calendario mandati a….in benedizioni.
Poi il cunicolo diventa decisamente più alto, ci spiega la
guida di circa 8 metri per errore degli architetti del tempo, e per nostra
felicità, ma sempre strettissimo; la sensazione non è piacevolissima, diciamo
che se non la prendi a ridere o non pensi al “Dalai Lama” potrebbe venirti una
crisi di panico. Noi abbiamo iniziato a cantare la canzone dei sette nani “andiam
andiam andiamo nel cunicolo….” E sono passati anche i 150 metri.
C’è da dire che il panorama è trascendente, poiché il cunicolo
sfocia in una serie di vasche ampie che con la penombra creano giochi di luce
sull’acqua.
Finito il cunicolo torniamo su e la guida ci fa vedere i
segni dei resti del teatro greco, struttura al tempo mastodontica, tutta bianca
e talmente alta che era visibile dal mare ma di cui oggi resta ben poco se non
alcune sezioni visibili sotto i bassi napoletani accanto a piazza san Gaetano.
La storia del teatro però è davvero affascinante, soprattutto perché la guida
la narra magistralmente, ricordando che tale teatro era spesso visitato da Nerone
che vi si cimentava come attore, con pessimi risultati, ma portandosi i bombi( (quella che ai giorni nostri
definiremmo la claque, appositamente pagata). Certe cattive abitudini hanno
radici lontane.
La visita finisce con un giro in un’ex falegnameria che in
realtà è un’altra sezione dell’antico teatro ed ora sede di una piccola mostra
dei pastori del tradizionale presepe napoletano, delle effettive opere d’arte.
Conclusione: gran bella visita, gran bella testata con
bernoccolo, ed ennesima conferma che Napoli ha tanti tesori nascosti,
scarsamente valorizzati o evidenziati tra mille difficoltà ma forse anche per
questo incredibilmente affascinanti.
P.S. dimenticavo una cosa essenziale: la scritta che abbiamo trovato fuori ad un basso alla fine della visita che da sola vale l'esperienza:
Peace & Love
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